Boeing 737

Il numero sempre più grande di ordini in attesa di consegna registrati da Airbus e Boeing, con le loro recenti vendite al salone di Parigi di Le Bourget, potrebbe tradursi persino in un incubo per entrambi i costruttori. 

La situazione potrebbe complicarsi nel caso in cui essi dovessero incontrare difficoltà nel sostenere un ritmo così accelerato di produzione dei rispettivi velivoli a corridoio singolo.

Attualmente entrambi ne stanno producendo 42 al mese. Il primo ha pianificato di aumentare il ritmo a 50 mensili all’inizio del 2017, e afferma di poter persino riuscire a raggiungere quota 63 (probabilmente con sforzi di produzione estemporanei). Il secondo intende accrescere il ritmo a 52 velivoli al mese entro il 2017 e dice che non avrebbe difficoltà a raggiungere e mantenere quota 60.

Alla fine del 2014, il libro d’ordini per la famiglia Airbus A 320 aveva raggiunto le 4.830 unità, e nell’anno trascorso le consegne erano state 490 (una media mensile di 40,8), mentre gli ordini di Boeing 737 in attesa di consegna erano circa 4.200 con 485 bireattori consegnati nell’anno passato (media 40,4 al mese). Se si considerano i molti nuovi ordini annunciati al Salone di Parigi, la necessità di incrementare il ritmo di produzione diviene dunque imperativa.

Si presenta intanto un altro problema, ed esso riguarda i singoli clienti e l’industria del trasporto aereo nel suo complesso: ci si domanda se il mercato internazionale delle compagnie aeree sia effettivamente in grado di assorbire l’ingresso in linea di 120 nuovi aerei di medio tonnellaggio al mese per un lungo periodo. Entrambi i costruttori hanno recentemente aggiornato le rispettive previsioni di mercato proiettate nel prossimo ventennio, e queste si basano su una valutazione positiva di molti indicatori economici. Però il mercato potrebbe saturarsi rapidamente nel caso di un rallentamento del prodotto interno lordo nelle nazioni attualmente più traenti.

Ciò preoccupa, in particolare, i subfornitori e produttori di motori, impianti ed equipaggiamenti, i quali si trovano a dover investire in impianti, tecnologie, stabilimenti, macchinari e forza lavoro per sostenere ritmi di produzione dei quali non hanno alcuna assicurazione riguardo la durata effettiva. In caso di una recessione del mercato, essi sarebbero forzati a ridurre rapidamente la propria attività per proteggere la propria impresa da un’eccessiva crescita dei costi fissi, e ciò potrebbe portare al rallentamento di tutta la catena produttiva.

In un articolo per il diffuso settimanale di settore Aviation Week & Space Technologies (l’edizione del 22 giugno distribuita a Le Bourget), il noto analista del Gruppo Teal Richard Aboulafia esprime scetticismo riguardo a questa tendenza e mette in guardia i fornitori (in particolare i più piccoli) per il rischio di sovra-capacità nel quale potrebbero incorrere.

Alla richiesta se non avessero l'impressione di “correre troppo”, i massimi dirigenti sia di Airbus sia di Boeing hanno risposto che non hanno altra scelta che rispondere alla richiesta del mercato. Ma uno di essi si trova negli USA, e l’altro nell’UE, luoghi nei quali la flessibilità dei rapporti industriali è molto diversa. Lo stesso vale per vari Paesi nei quali operano molti grandi e piccoli fornitori. E dunque questa situazione non mancherà di sollevare molte discussioni nel prossimo futuro.

 

 

Andrea Artoni

 

 

 

 

 

  

Andrea Artoni

AeroStudio

Tags: Airbus, Boeing, Aerospace & Defense, Paris Air Show - Le Bourget 2015, Settore Aeronautico

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